LO STATO INNOVATORE

20 Aprile 2015 Lascia un commento »

Il libro di Mariana Mazzucato (Bari, Laterza, 2013) rappresenta un rigoroso tentativo di confutare la logora tesi neoliberista che lo Stato è il problema piuttosto che la soluzione del problema. La Mazzucato dimostra che, a monte dei formidabili successi delle imprese innovative, c’è sempre lo Stato, il cui ruolo non è solo quello meno controverso di curare i fallimenti del mercato, ma anche quello principale di “risk taker”, cioè di assuntore del rischio di innovare, laddove il privato è restìo a cimentarsi. Lo Stato è un “investitore paziente”, disposto ad attendere il tempo necessario affinché l’innovazione dia i suoi frutti, laddove i “venture capitalists” non amano il rischio e prediligono gli investimenti che permettano rapidamente cospicui utili e  quotazione in borsa. D’altro canto, la crisi economica degli ultimi anni non è dipesa dal debito pubblico, ma dalle speculazioni private.  Karl Polanyi   ricorda che la tesi che il mercato si regoli da sé, in realtà è un mito; Keynes e keynesiani sostengono a spada tratta l’importanza  di usare la spesa pubblica per rafforzare la domanda e stabilizzare l’economia; Shumpeter sottolinea l’esigenza che lo Stato sostenga l’innovazione e la creazione di ricchezza. Quindi occorre  intervenire sia dal lato della domanda sia dell’offerta; Keynes più Shumpeter. Lo Stato sviluppista, lo Stato innovatore.

La Mazzucato argomenta il suo ragionamento analizzando tre comparti: elettronica di consumo, energie pulite, farmaceutica d’avanguardia. I grandi successi della Apple negli ultimi vent’anni  fanno leva sui colossali investimenti pubblici effettuati dal governo USA, quando all’indomani del lancio dello Sputnik (1957), gli americani erano terrorizzati di perdere la competizione tecnologica con l’URSS. Fu creata allora un’Agenzia pubblica, la DARPA, che sostenne e finanziò progetti che potessero colmare il divario tra ricerca pura e applicazioni per le forze armate. Nel giro di alcuni anni fu creata Internet,  un’infrastruttura tecnologica che garantiva le comunicazioni delle Forze armate   da  possibili interferenze sovietiche. Successivamente fu sempre la DARPA a svolgere “…un’opera di mediazione tecnologica e imprenditoriale, avvicinando ricercatori universitari e imprenditori interessati a creare una nuova società, mettendo in contatto start-up e venture capitalists…  per commercializzare una certa tecnologia …”(p.109). Oltre Internet, altre importanti innovazioni tecnologiche (GPS, schermo tattile, il recente assistente vocale SIRTI) sono state finanziate dallo Stato. I gioielli della Apple,  iPod, iPhone, iPad, che hanno procurato utili colossali alla Apple, sono debitori dello Stato, nei confronti del quale tuttavia non si mostra riconoscenza. I 304 mila posti di lavoro dichiarati dalla Apple si dislocano per lo più nei negozi al dettaglio, con bassi salari e scarsa valorizzazione; il divario con gli emolumenti dei top manager è sempre più vistoso; gli utili della Apple non sono denunziati in California, ma nel più generoso Nevada. Si può concludere che nella Apple hanno convissuto senza imbarazzo il talento visionario e innovativo di Steve Jobs e la scarsa generosità verso i dipendenti e verso il fisco. Questi ultimi problemi non riguardano solo la Apple, ma tante aziende che hanno fatto fortuna utilizzando a valle i frutti degli investimenti pubblici e hanno ripagato con l’elusione fiscale e  la tecnica del mordi e fuggi. E’ fondamentale che lo Stato abbia un ritorno degli investimenti positivi, perché tali risorse possono finanziare una nuova tornata di innovazioni e nuove intraprese.

Anche nel campo delle energie pulite, gli investimenti pubblici sono stati decisivi giacché occorreva  produrre energia verde allo stesso prezzo dell’energia da combustibili fossili. Perciò sono state incentivate la riduzione delle emissioni, le nuove normative sull’edilizia, i crediti di imposta a favore di tecnologie energetiche specifiche. Oggi Germania e Cina sono più avanti negli investimenti pubblici nelle energie pulite. “…la rivoluzione energetica verde …è il risultato di un complesso processo di sviluppo tecnologico e diffusione su scala globale…che ha beneficiato di importanti investimenti pubblici, che hanno incoraggiato la creazione di nuove aziende e ne hanno sostenuto la crescita attraverso la creazione di opportunità di mercato”(p.237).  Anche nella farmaceutica, si nota il diverso atteggiamento di Stato e aziende private.”…sono in particolare i laboratori di ricerca pubblici e le università sostenute con fondi pubblici a investire in quei progetti di ricerca che portano allo sviluppo dei medicinali più innovativi…Le case farmaceutiche preferiscono indirizzare le loro risorse su leggere varianti di farmaci già esistenti”(p.93).

Le ricette per implementare l’innovazione possono essere varie: prevedere una royalty sui profitti derivanti da innovazioni finanziate dallo Stato;  una quota dello Stato in aziende innovative;  creazione di banche pubbliche per lo sviluppo come in Germania , Brasile, Cina; istituzione di  dipartimenti e agenzie finalizzate all’innovazione.  L’Italia ha un ritardo consistente nella Ricerca e Sviluppo e nelle politiche formative. Il bel libro della Mazzucato offre una serie di proposte per un ruolo innovatore dello Stato che, senza nostalgie  verso le Partecipazioni statali, agisca da motore del cambiamento per promuovere una politica industriale moderna, una crescita intelligente e inclusiva, una espansione dell’occupazione.

Giovanni Battafarano

Pubblicità