Archivio per Gennaio 2015

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GIORNATA DELLA MEMORIA 2015

26 Gennaio 2015

La memoria è fondamentale per ricordare da dove veniamo, da quali prove siamo passati; con  quali brutture e atrocità i nostri padri, nonni, avi hanno dovuto misurarsi; quali sono stati i nostri eroi o  anche le donne e gli uomini comuni che nella loro vita hanno fatto prevalere le ragioni dell’umanità e della libertà. La memoria non è solo sguardo rivolto al passato, ma anche impegnata milizia nel presente affinché i valori democratici alla base della nostra convivenza siano ogni giorno salvaguardati e consolidati, specie quando, come oggi, sono in discussione. Ero in Parlamento quando nel 2.000 fu istituita la giornata della Memoria. Ricordo l’emozione che ci avvinceva, consapevoli, come eravamo, che stavamo compiendo un atto di grande valore simbolico, democratico, civile, etico. Occorreva ricordare quanti erano stati oggetto di persecuzioni e deportazioni e massacri: ebrei, rom e sinti, omosessuali, disabili, deportati per motivi politici, partigiani e militari. Auschwitz rappresentava il punto più alto dell’abiezione di un regime folle e sanguinario.

Oggi, a settant’anni di distanza, con protagonisti diversi, occorre amaramente prendere atto che tanti di quei fantasmi sono ancora tra noi. Fondamentalisti islamisti uccidono barbaramente giornalisti e vignettisti di un giornale satirico parigino; nelle stesse ore un altro massacro si perpetra in un supermercato ebraico; da vari anni l’antisemitismo ritorna feroce e spietato in varie parti d’Europa, specie in Francia, dove vive la più grande comunità ebraica europea; Boko Haram, organizzazione terroristica islamista, conduce, con disumana crudeltà, stragi di cristiani e musulmani non islamisti nella Nigeria settentrionale; i cristiani vengono perseguitati  ed espulsi in Medio Oriente e in Pakistan; il califfato islamista tra Siria e Iraq rappresenta un nemico mortale non solo dell’Occidente, ma anche di qualsivoglia forma di civile convivenza.

Celebrare la Giornata della Memoria nel 2015, perciò, richiede non solo il doveroso commosso ricordo delle vittime innocenti. Voglio anche ricordare che quest’anno cade il centenario del massacro degli armeni ad opera dei turchi ottomani, il primo genocidio del ventesimo secolo. Occorre anche battersi affinché le forze della sopraffazione e della violenza non abbiano il sopravvento. E’ stato bello vedere tanti capi di stato e di governo marciare insieme a Parigi qualche domenica fa. L’importante oggi è non sbagliare bersaglio, non confondere un miliardo e mezzo di musulmani con il fondamentalismo islamista; combattere senza tregua ogni forma di antisemitismo e di discriminazione razziale; impegnarsi affinché finalmente si pervenga ad accordo tra israeliani e palestinesi. Personalmente non amo il dileggio della fede religiosa, qualunque essa sia. La battaglia per la libertà e  la pacifica convivenza tra popoli e religioni diverse, senza scontri di civiltà, sarà tanto più efficace quanto più l’Occidente si asterrà dall’imporre le sue leggi, le sue idee, i suoi interessi.

Come si vede, parlando del Giorno della Memoria 2015, mi sono più soffermato sui fatti di oggi che sulle vicende del passato. Ma forse è meglio così.

Giovanni Battafarano Presidente ANPI TARANTO

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Taranto e il suo trickster

7 Gennaio 2015

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Senza il vento della storia

5 Gennaio 2015


Nell’era del cambiamento, è più efficace chiudersi a riccio o, come la volpe, adattarsi alle varie situazioni o fornire le diverse risposte dicendo, comunque sempre la verità? E’ il quesito che Franco Cassano pone alla sinistra nel suo “Senza il vento della storia- La sinistra nell’era del cambiamento”, Bari, Laterza, 2014.

Se la sinistra vuol essere fedele ai propri valori, non può limitarsi a guardare ad un modello di insediamento sociale che non c’è più. Oggi il confronto-scontro politico non si inscrive più solo secondo la vecchia dicotomia capitale lavoro, destra sinistra. Terminata la contrapposizione USA URSS, balzano o tornano prepotentemente alla ribalta nuove “cleavages”, nuove linee di frattura nazionali, etniche, religiose, tipo fondamentalismo islamico versus Occidente. Con tali contraddizioni occorre misurarsi, nella consapevolezza che esse determinano divisioni anche nel mondo del lavoro, tradizionale insediamento sociale della sinistra.

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Quanto capitalismo può sopportare la democrazia?

2 Gennaio 2015

Quanto capitalismo può sopportare il sistema democratico? E’ il tema di fondo dell’evento editoriale dell’anno, (THOMAS PIKETTY, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, Milano, 2014). Piketty, giovane economista francese, lodato da due Premi Nobel per l’economia come Stiglitz e Krugman,  prende in esame il tema della disuguaglianza  nel corso degli ultimi due secoli, analizzando i dati di archivio, a partire da quelli di Francia e  Regno Unito, ma attingendo anche alla grande letteratura del primo Ottocento.

Senza la pretesa di dar conto del contenuto di un libro di oltre 900 pagine, approfondiamo  il filo conduttore dell’imponente ricerca. Nella prima metà del XIX secolo, il peso dell’eredità nella ricchezza prevale di gran lunga rispetto anche al più qualificato reddito da lavoro. In Papà Goriot di Balzac, Vautrin consiglia al giovane ambizioso Rastignac di sposare la ricca ereditiera Victorine piuttosto che puntare alla carriera di avvocato. La ricchezza dell’epoca è essenzialmente rendita fondiaria e titoli di Stato, si rivaluta annualmente del 5% , è alimentata anche dagli attivi coloniali e può contare su una tassazione inesistente o comunque molto bassa. La crescita della disuguaglianza si mantiene per tutto il secolo XIX  e il primo decennio del  secolo successivo: l’Europa, in particolare Francia e Regno Unito, costituiscono l’area maggiore della disuguaglianza, mentre gli Stati Uniti, dove l’incidenza delle eredità è meno forte, rimangono più fedeli ai valori egualitari dei Padri Fondatori. Continua a leggere: Quanto capitalismo può sopportare la democrazia?