Intervento ufficiale di Giovanni Battafarano Presidente ANPI Taranto
“Nella Resistenza, le radici della libertà e della democrazia”
Autorità, Signore e Signori,
“la lotta di Liberazione fu un movimento collettivo, somma di tante scelte individuali di donne e uomini comuni che si impegnarono per affermare i principi di libertà e indipendenza a fronte di sofferenze e, spesso, fino al sacrificio personale… la loro memoria è degna di essere trasmessa alle nuove generazioni, insieme ai valori e ai principi della Carta Costituzionale”. Così una Risoluzione approvata a larghissima maggioranza alla Camera dei Deputati lo scorso 17 marzo.
Accanto alle forze alleate, che avevano risalito la penisola negli ultimi venti mesi, le brigate partigiane avevano combattuto con valore e inferto gravi colpi al regime fascista e all’occupante nazista. Il 25 aprile fu il giorno dell’insurrezione generale, che concludeva cinque anni di guerra e di inaudite sofferenze. Da tempo le basi del regime fascista si erano sgretolate. I facili entusiasmi che a Piazza Venezia il 10 giugno 1940 avevano salutato l’entrata in guerra dell’Italia erano stati ben presto sostituiti dal disincanto, dalle sconfitte militari, dai bombardamenti , dalle gravi ristrettezze economiche. Tra il 1943 e il 1944, caso unico in Europa, scioperi imponenti si svolgono nelle città industriali del Nord. Il regime perde consensi tra gli operai e i ceti popolari. Anche a Taranto, dove pure l’adesione al regime era alta, si manifestò una forte avversione antifascista specie tra gli operai dell’Arsenale e dei Cantieri navali. Il protagonismo dei lavoratori in sciopero si saldò naturalmente con l’azione delle brigate partigiane.