Recensione dell’on. Battafarano: Emilio Gentile “ E fu subito regime- Il fascismo e la Marcia su Roma”

18 Novembre 2012 Lascia un commento »

Negli ultimi trent’anni, il dibattito sul fascismo in Italia ha dovuto misurarsi con le tesi revisioniste e negazioniste tendenti a presentare la dittatura mussoliniana come fascismo buono, regime mite, a cospetto del feroce totalitarismo nazista o, sul versante opposto, stalinista.

   La fortuna delle interpretazioni revisioniste o negazioniste si è accompagnata  con la diffusione di movimenti neofascisti, da Forza Nuova a Fiamma Tricolore a Casa Pound, che ancora ai giorni nostri si manifestano in vario modo , senza adeguata reazione delle Istituzioni e della politica democratica.

   Lasciando da parte l’attualità e tornando alle interpretazioni storiografiche, è da segnalare la pubblicazione, in contemporanea con i novant’anni della Marcia su Roma, del volume di Emilio Gentile “ E fu subito regime- Il fascismo e la Marcia su Roma” ( Laterza Editori). Emilio Gentile, uno degli storici più accreditati del fascismo, allievo di Renzo De Felice, arriva a conclusioni assolutamente alternative a quelle del suo maestro e delle tesi revisioniste. Il libro mette in rilievo, con assoluta chiarezza, il ruolo giocato dal partito armato, lo squadrismo fascista, nei due anni precedenti la Marcia su Roma. Anche quando il pericolo bolscevico è definitivamente annientato, le violenze squadriste continuano senza sosta  in termini di uccisione di avversari politici comunisti, socialisti, popolari, democratici; distruzione di sedi di partito e di giornale avversari, camere del lavoro e case del popolo; intimidazioni e soprusi vari. Inoltre, nei mesi successivi  le milizie fasciste non esitano ad occupare prefetture  e questure, financo intere città ( Bologna, Ferrara, Cremona ). La sfida fascista è alla sinistra e alle forze democratiche, ma anche allo Stato liberale costituzionale, considerato imbelle. Il fascismo non vuole cambiare governo, vuole farsi  Stato: Mussolini considera irrevocabile l’ascesa del fascismo al potere. Perciò fu subito regime. Anche dopo la formazione del Governo Mussolini, continuarono le violenze squadriste. Ricordiamo i tremila morti per mano fascista, ricordiamo l’eccidio di undici militanti di sinistra a Torino nel dicembre 1922, nel silenzio e nell’inerzia delle autorità locali e nazionali.

   Il partito armato, che ha combattuto lo Stato costituzionale, dopo la Marcia su Roma, diventa parte organica dello Stato con la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale; tutte le figure istituzionali ( Ministro, Prefetto, Questore) vengono controllate da figure parallele del partito fascista, divenute parte integrante dello Stato. Gentile mette in rilievo che, nella fase precedente la Marcia su Roma, il protagonismo aggressivo del partito armato, guidato dal segretario Michele Bianchi, finì spesso con il prevalere sulle manovre politiche dello stesso Mussolini e favorì  l’operazione volta – come si disse allora – a “catturare l’attimo fuggente”, cioè quel momento irripetibile in cui il fascismo poteva o arrivare al potere o essere fermato dalla forza dello Stato. L’attimo fuggente fu catturato per il rifiuto del re di firmare lo stato d’assedio, per il comportamento imbelle della vecchia classe dirigente liberale ( Facta, Giolitti, Bonomi, Salandra ), per il sostegno al fascismo della borghesia industriale e agraria, per la complicità di vasti settori della burocrazia, delle Forze armate e dei corpi di polizia; per l’incredibile sottovalutazione delle forze antifasciste ( socialisti, comunisti, popolari, repubblicani).

   Serve molto capire bene che cosa successe in Italia novant’anni fa e far tesoro degli errori commessi dalle forze democratiche di allora, anche per evitare che, sia pure in forma diversa, possano ripetersi oggi.

                           Giovanni Battafarano

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