La giornata di studi del 4 ottobre, promossa dalla benemerita Associazione degli Amici dei Musei, curata nei dettagli dalla Presidente Annapaola Petrone Albanese, ha supplito egregiamente alla latitanza delle istituzioni municipali. Per una volta la città di Taranto ha onorato seriamente il sacrificio di tanti concittadini che hanno consumato le loro vite in quel conflitto che non si è mai esaurito e che a tutt’oggi ci rende ancora eredi e sudditi della pestilenza bellica, che continua ad ingrassare e onorare i mercanti di cannoni e i produttori su larga scala di sua maestà, il filo spinato: quel feticcio supremo della guerra infinita, il simbolo par excellence della reclusione universale, che moltiplica muri e trincee , nella generale omologazione fra carcerati e carcerieri.
La memoria storica della sciagurata conflagrazione, causata da un sabotaggio, della corazzata “Leonardo da Vinci” nel Mar piccolo di Taranto, nella notte del 2 agosto 1916, doveva comportare la morte di 227 membri dell’equipaggio e 21 ufficiali. Senza le paccottiglie retoriche che nel passato hanno ammorbato la locale memorialistica cittadina, relatori esperti come l’Amm. Ugazzi, Comandante Marina Sud e gli Ammiragli Fabio Caffio e Fabio Ricciardelli della Fondazione Michelagnoli, hanno presentato una ricostruzione accurata ma non pedante di quella tragica vicenda, in virtù anche di un affascinante documentario d’epoca: Morte e resurrezione di una nave.
Appassionante anche la relazione dell’Architetto Augusto Resta sulla pregevole operazione di restauro del Busto di Leonardo da Vinci, posizionato nella Villa Peripato a ricordo del tragico evento.
Nel passato, non sono mancate al riguardo le corbellerie toponomastiche. Sul finire degli anni ’50, in una rassegna del Comune di Taranto, non mancavano tppiche gustose. Per esempio, a cercare informazioni sul perché di una “rampa Leonardo da Vinci”, si incappava in una strana minibiografia dell’illustre personaggio: “Perfezionò le conche, iniziò lo sparo (sic!) dei mortai grandinifughi, costruì molti canali lombardi, studiò il volo degli uccelli in relazione all’aviazione (?) e fondò la dottrina (!) del moto ondoso”.
Messo a posto l’ingegnere Leonardo, la giornata di studi si concludeva con grande soddisfazione dei presenti per il risanamento del Busto rivolto a mar piccolo, pur rimanendo come sempre perplessi di fronte alla enigmatica epigrafe posta a suo tempo dal magniloquente Criscuolo: LA CODARDIA NEMICA DISTRUSSE LA NAVE IL VALORE L’ITALICO IMPERO.
Tre complementi oggetto distrutti dalla codardia nemica!
Roberto Nistri