Emanuele Basile, 35 anni dopo

5 Maggio 2015 Lascia un commento »

La notte tra sabato 3 e domenica 4 maggio 1980, 35 anni fa, a Monreale, cadeva il giovane ufficiale dei carabinieri, il tarantino Emanuele Basile, 30 anni, sotto i colpi di alcuni killer. Nel momento in cui riceveva quei 7 colpi di pistola, portava in braccio sua figlia Barbara di 4 anni. Cadde con lei, in un ultimo, estremo abbraccio; bagnando col sangue la bambina rimasta lì, tra le sue braccia, illesa. Coraggioso ufficiale, amato e stimato, stava indagando all’epoca sull’attività di una cosca mafiosa, quella cosiddetta di Altofonte. Era giunto a Palermo il 3 gennaio del 1977 ed aveva preso servizio al nucleo investigativo dal tenente colonnello Giuseppe Russo, anch’egli ucciso in un agguato mafioso, nell’agosto di quello stesso anno. 35 anni dopo, viviamo ancora in una triste realtà. L’ufficiale Basile, come tanti altri, certamente non pensava di passare alla storia come eroe, come “martire civile”, ma pensava di fare seriamente, “solamente” il suo mestiere.

Egli, come tanti altri, è la testimonianza più vera dell’alto prezzo pagato dal nostro Paese per la sua democrazia e la sua libertà. Ancora oggi assistiamo a intimidazioni verso sindacalisti, lavoratori e delegati, anche se tutto ciò difficilmente trova spazio sui giornali e, quando proprio lo trova, tutti o quasi tutti colpevolmente se ne disinteressano. Essi hanno il solo torto di difendere le condizioni di legalità e sicurezza sui luoghi di lavoro, denunciare l’aggiudicazione di un appalto fuorilegge, impedire assunzioni a carattere clientelare, non chiudere gli occhi su processi e fenomeni criminali gravi e pericolosi. In sostanza, oneste e giuste persone. Oggi, come e più di ieri, c’è bisogno che la battaglia per la giustizia sociale, la legalità e i diritti del lavoro, si fonda in un unico impegno civile, sociale, politico; che sia capace di portare sempre nel cuore chi, come Basile, ha pagato con la propria stessa vita. 35 anni dopo. Nel suo ricordo. Nel suo fulgido esempio.

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