Angelo nasce a Massafra il 19 giugno 1919 da Giovanni e Rosa Mazzarano
Frequenta la scuola elementare sino alla terza classe ,poi a lavoro nelle campagne per collaborare al mantenimento della famiglia molto numerosa.
Chiamato alle armi il 2 febbraio 1940 viene arruolato nella 61^compagnia motociclisti bersaglieri
Dal 15 febbraio 1940 al 30 novembre 1941 prende parte della campagna in Libia dove viene ferito
in combattimento alla testa e frattura al piede destro
30 novembre 1941collocato in congedo
30 luglio 1942 richiamato alle armi e aggregato al 1° reggimento bersaglieri
Dal 10 novembre 1942 al 4 settembre 1943 ha partecipato alla campagna in Francia
8 settembre 1943 rientrato in Italia
Dal 14 settembre 1943 al 7 giugno 1945 ha fatto parte delle formazioni partigiane
nel partigianato piemontese con la 78^ brigata Garibaldi con il nome di battaglia “DIAVOLO NERO”
conseguendo il grado di capo nucleo il 26 settembre 1944.
Il 20 dicembre 1944 durante una azione di guerriglia ,viene fatto prigioniero dai tedeschi
e portato nel carcere di S. Vittore a Milano.
Da Milano viene trasferito nel lager di Bolzano dove arriva il 15 gennaio 1945
Il 1 febbraio 1945 con il trasporto 119 di 541 deportati viene trasferito al campo di concentramento
di Mauthausen in Austria dove arriva il 4 febbraio 1945 e classificato con la categoria SCHUTZ
ovvero “deportato per motivo di sicurezza” ;il suo numero di matricola nel campo era 126017
Dal campo di sterminio di Mauthausen è sopravvissuto sino alla liberazione del campo avvenuto il
5 maggio 1945 da parte delle truppe americane.
Negli ultimi giorni di permanenza nel campo di Mauthausen era diventato uno scheletro vivente , non
più abile ai lavori forzati,destinato al forno crematoio e,come cristiano, riceve l’estrema unzione.
Il 29 luglio del 1945 è arrivato in treno nel suo paese, Massafra.
Quando arrivò a Massafra dopo 60 giorni dalla liberazione di Mauthausen , pesava meno di 40Kg
Era un giovane di soltanto 26 anni.
Angelo è deceduto nel 1988 all’età di 69 anni
Fonti notizie
Foglio matricolare servizio militare
Banca dati partigianato piemontese http:/intranet.istoreto.it
libro di VENEGONI Uomini, donne e bambini nel Lager di Bolzano
libro di Italo Tibaldi COMPAGNI DI VIAGGIO
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IL PARTIGIANO COMBATTENTE Angelo Antonicelli
10 Novembre 2015Anpi Taranto. 70° anniversario della liberazione
20 Aprile 2015LO STATO INNOVATORE
20 Aprile 2015Il libro di Mariana Mazzucato (Bari, Laterza, 2013) rappresenta un rigoroso tentativo di confutare la logora tesi neoliberista che lo Stato è il problema piuttosto che la soluzione del problema. La Mazzucato dimostra che, a monte dei formidabili successi delle imprese innovative, c’è sempre lo Stato, il cui ruolo non è solo quello meno controverso di curare i fallimenti del mercato, ma anche quello principale di “risk taker”, cioè di assuntore del rischio di innovare, laddove il privato è restìo a cimentarsi. Lo Stato è un “investitore paziente”, disposto ad attendere il tempo necessario affinché l’innovazione dia i suoi frutti, laddove i “venture capitalists” non amano il rischio e prediligono gli investimenti che permettano rapidamente cospicui utili e quotazione in borsa. D’altro canto, la crisi economica degli ultimi anni non è dipesa dal debito pubblico, ma dalle speculazioni private. Karl Polanyi ricorda che la tesi che il mercato si regoli da sé, in realtà è un mito; Keynes e keynesiani sostengono a spada tratta l’importanza di usare la spesa pubblica per rafforzare la domanda e stabilizzare l’economia; Shumpeter sottolinea l’esigenza che lo Stato sostenga l’innovazione e la creazione di ricchezza. Quindi occorre intervenire sia dal lato della domanda sia dell’offerta; Keynes più Shumpeter. Lo Stato sviluppista, lo Stato innovatore. Continua a leggere: LO STATO INNOVATORE
Incontro Anpi Taranto con on. Marina sereni
9 Ottobre 2014incontro dell’ANPI Taranto con il Vice Presidente della Camera on. Marina Sereni. Erano presenti il Sen. Giovanni Battafarano, Presidente ANPI Taranto, Graziana Leo, Vice Presidente Anpi Massafra.
Lectio magistralis di Ennio Triggiani
23 Maggio 2014Si è svolta la Lectio Magistralis del Prof. Ennio Triggiani, a conclusione del corso di formazione ANPI Taranto 2014. La lezione si è tenuta lo scorso 2 maggio presso l’ITIS Pacinotti di Taranto. Hanno partecipato numerosi studenti del Pacinotti e dell’Archita, accompagnati dai rispettivi docenti. Dopo i saluti introduttivi del Dirigente scolastico del Pacinotti Gennaro Esposito e del Presidente ANPI Taranto Giovanni Battafarano, ha preso la parola Ennio Triggiani, docente di Diritto dell’Unione europea preso l’Università di Bari, uno dei maggiori conoscitori italiani delle tematiche europee.
Triggiani è partito dal Manifesto di Ventotene, stilato da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il conflitto mondiale, quando i due giovani antifascisti erano stati erano stati confinati nell’isola tirrenica. Spinelli e Rossi tracciavano il Progetto di un’Europa non più lacerata da guerre fratricide, ma unita dalla sua storia, dalla sua cultura, dalle sue tradizioni. Nasceva l’idea di Europa unita, che si sarebbe realizzata nel dopoguerra, secondo un percorso di pace, di democrazia,di coesione sociale, di crescita secondo il modello di economia sociale di mercato. L’Europa ha fatto grandi passi in avanti e tuttora, se unita, rappresenta la più grande economia del mondo. Naturalmente ha avuto limiti e ritardi e, specie negli ultimi anni, ha affrontato in modo sbagliato la crisi economica, con la ricetta dell’austerità, che ha frenato la crescita e l’occupazione. Occorre semmai cambiare la politica economica dell’Europa, non abbandonare l’Europa o l’euro, ipotesi entrambe, che lascerebbero più deboli e fragili i singoli Paesi europei. Preoccupante appare il risorgere di movimenti neonazisti o neofascisti, oltre le manifestazioni populiste ed antieuropee. Abbiamo bisogno di più Europa, di un’Europa, non di un catastrofico ritorno alle piccole patrie ottocentesche.
Dopo la relazione del prof. Triggiani, si è aperto un vivace dibattito, animato da numerosi studenti e docenti e concluso da Triggiani, Esposito e Battafarano.
GIORNATA DELLA MEMORIA 2014-01-21
27 Gennaio 2014
La Giornata della Memoria richiama tutti noi ad una riflessione critica su vicende terribili della nostra storia, quando il senso dell’umanità sembrava cancellato e una violenza cieca e brutale si abbatteva su persone incolpevoli e inermi.
Ricordiamo l’olocausto degli ebrei, il folle tentativo di annientare un popolo intero; i treni della morte, i campi di concentramento e di sterminio, i sei milioni di ebrei sterminati. Eppure, da alcuni anni a questa parte non mancano storici revisionisti e negazionisti, che tentano pervicacemente di sminuire, attenuare o addirittura negare le dimensioni terribili del genocidio. Né mancano, ancora ai giorni nostri, odiose manifestazioni di antisemitismo, minacce e attentati.
La Giornata della Memoria poi è dedicata a tante altre vittime della brutale violenza: zingari, omosessuali,invalidi, tutti coloro che non rientravano nel modello dell’uomo ariano destinato a dominare il mondo.
La Giornata della Memoria ci invita a ricordare, a riflettere, ma anche ad intervenire. I fantasmi del fanatismo, dell’intolleranza, dell’antisemitismo, della violenza, le nostalgie del fascismo e del nazismo non sono vinti una volta per sempre. Ricompaiono ai giorni nostri, approfittano della crisi economica e del disagio di larghe fasce popolari, seminano sfiducia e disperazione, si inventano capri espiatori, minano la coesione sociale e nazionale..
Celebrare la Giornata della Memoria è tanto più efficace quanto più si è in grado di erigere una barriera morale e politica contro il risorgere di quelle idee ispiratrici del genocidio, del fanatismo, dell’intolleranza.
Giovanni Battafarano Presidente ANPI Taranto
FUORIGIOCO
30 Dicembre 2013
Nell’ormai consueto intreccio tra analisi politica e metafore calcistiche, Mauro Calise racconta , nel suo “Fuorigioco La sinistra contro i suoi leader” Editori Laterza 2013, come la sinistra sia riuscita negli ultimi vent’anni, ad azzoppare tutti i suoi capi, pure democraticamente scelti, Prodi, D’Alema, Veltroni, Bersani perché schiava di un pregiudizio contro la personalizzazione della politica, che affonda le sue radici nella cultura politica dei grandi partiti popolari di massa, da cui deriva il Partito democratico.
Calise riconosce il “ ruolo instancabile dei grandi partiti popolari…per salvare la democrazia”(p.5), ma quell’epoca è ormai passata e rimanere legati a modelli superati porta inevitabilmente in un vicolo cieco. “La personalizzazione del comando non è un demone antidemocratico che reincarna i fantasmi del passato. E’ la forma di governo egemone in tutte le democrazie atlantiche”(p.4). Anzi solo una personalizzazione perseguita in via democratica può rappresentare un’alternativa al populismo e all’antipolitica. L’avversione alla personalizzazione democratica nei gruppi dirigenti della sinistra si è rafforzata con l’avvento di Berlusconi sulla scena politica, finendo con l’identificare la personalizzazione con il berlusconismo. E’ sulla base di tale diffidenza che si boicotta Prodi nel suo progetto dell’Ulivo di spostare l’asse della direzione dalla coalizione dei partiti alla leadership; fallisce il tentativo di D’Alema di dar vita ad un premierato forte e ad una riforma sul modello tedesco; Veltroni, investito come leader nel 2007, in nome di un partito a vocazione maggioritaria, vede sfumare il suo progetto alle elezioni politiche del 2008, che assegnano a Berlusconi una larga maggioranza parlamentare.
La personalizzazione della politica, così tenacemente avversata a livello macro (leadership nazionale), è viceversa copiosamente praticata a livello micro (elezioni per i consiglieri regionali e comunali), dove la presenza della preferenza unica costringe i candidati a costruire un’organizzazione personale del consenso , poiché il competitore non è l’avversario politico, ma il collega di partito. Si potrebbe dire: molti micronotabili, nessun leader autorevole. L’introduzione del Porcellum azzera di colpo la maggiore risorsa elettorale della sinistra, cioè il radicamento territoriale dei suoi candidati, giacché, con le liste bloccate, conta solo il carisma del leader e non il valore dei singoli candidati. Le primarie hanno avuto il merito di selezionare candidati sindaci o governatori, usciti poi regolarmente vincenti alle elezioni, ma hanno acquisito un’altra funzione, quella di certificare il peso delle correnti interne del PD, ormai diciannove, tanto da provocare l’angoscioso interrogativo di Bersani:- Siamo un soggetto politico o uno spazio politico?-
La sinistra ha sottovalutato altresì il ruolo della Rete nella democrazia moderna, nonostante i precedenti significativi specie sulla scena americana, da Ross Perot ad Al Gore, allo stesso Obama. Diventa possibile allora, al duo Grillo Casaleggio, sfruttare il grande discredito della politica, per costruire in breve tempo un partito virtuale di massa, di dimensioni analoghe ai due poli principali.La personalizzazione, così pervicacemente osteggiata a livello di premiership, trova il modo di realizzarsi presso la Presidenza della Repubblica, con Giorgio Napolitano. Più si indebolisce la politica dei partiti, del Governo e del Parlamento più si rafforza il ruolo del Presidente della Repubblica, secondo un principio di flessibilità, per la verità previsto dai Padri costituenti.
Il saggio di Calise sembra dar ragione ai larghi suffragi con cui iscritti ed elettori del PD hanno scelto Matteo Renzi come segretario del PD, ma con un occhio anche alla prossima contesa per la premiership. Si tratta di un investimento di fiducia molto elevato, che carica Renzi, il Governo e il PD di grandi responsabilità. Ripresa della crescita e dell’occupazione, Piano del lavoro, riforma elettorale, riduzione dei parlamentari e opzione per il Senato federale, riduzione dei costi e moralizzazione della politica. Se nel corso del 2014, non si conseguiranno risultati concreti, l’alternativa sarà il trionfo dell’antipolitica, del populismo dell’antieuropeismo, dei forconi. Cioè, non la buona , ma la cattiva personalizzazione.
Giovanni Battafarano
L’ultimo treno da Luckenwalde (Scorpione Editrice)
16 Dicembre 2013
Il libro di Salvatore Pignatelli dedicato alla figura di Giovanni De Florio ben si inserisce nella memorialistica legata alla Seconda guerra mondiale, e in particolare all’esperienza della deportazione. Giovanni De Florio è un giovane medico tarantino che vede l’Italia aderire entusiasticamente e superficialmente all’alleanza con Hitler e scivolare di conseguenza verso la barbarie delle leggi razziali e poi verso la guerra. De Florio viene arruolato come ufficiale medico e combatte in Grecia e in Albania, mentre la guerra si presenta ben più complicata della passeggiata militare ipotizzata inizialmente. Arriva l’11 novembre 1940, la notte di Taranto, che sarà presa a modello dai giapponesi un anno dopo per l’attacco a Pearl Harbour; arrivano le sconfitte militari, il crollo del regime, il governo Badoglio; la Repubblica di Salò, che riprende la guerra a fianco della Germania. Per i militari italiani, per tanti italiani è il momento delle scelte. L’esercito nazista ha occupato la Penisola, ma tanti militari italiani rifiutano di aderire alla Repubblica di Salò; tanti prendono le armi contro i tedeschi; tanti vengono catturati e deportati in Germania. Sono gli IMI, Internati militari italiani, non riconosciuti come prigionieri di guerra; sono 650 mila, 200 mila dei quali non fecero più ritorno.
De Florio viene deportato a Luckenwalde, dove rimarrà prigioniero sino al 3 ottobre 1945, ben oltre la caduta del nazismo. Molto belle le pagine del libro dedicate alla vita quotidiana nel lager, alla lotta per la sopravvivenza: come nutrirsi, come vestirsi, come curarsi, come stabilire relazioni con i carcerieri e gli altri carcerati: i contatti con persone delle più varie nazionalità: lo spirito mercantile dei greci, l’alterigia dei francesi, la bonomia di un prigioniero polacco. Si avverte, in queste pagine, l’eco di quello straordinario libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, che ha raccontato da par suo l’abisso di sofferenza e di degradazione della dignità dell’uomo, che si realizzava nei lager.
A Luckenwalde, De Florio conosce don Vittorio Poloni, cappellano militare, altri medici pure prigionieri e man mano costruisce una strategia di sopravvivenza, rivelando una sorta di identità multiforme. Da un lato fa il medico e nell’ospedale da campo “Lazzarett” cura i numerosi soldati italiani affetti da tubercolosi polmonare, mettendo in pratica la metodica del pneumotorace di Forlanini. Dall’altro rivela un’insospettata abilità commerciale. Nel capitolo XI, De Florio racconta come da un lenzuolo trafugato furtivamente si ricava un paio di mutande, poi scambiate per un pane di segale a cassetta, a sua volta permutato in una tavoletta di cioccolata, a sua volta scambiata per pane bianco e così via.
E’ giusto far conoscere storie come questa di Giovanni De Florio, non solo come doveroso esercizio della memoria, ma come passaggio alla coscienza, specie per le giovani generazioni. Dobbiamo essere consapevoli che le radici della Repubblica democratica sono lì, nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione dal fascismo e dal nazismo. Taranto ha dato il suo contributo alla Liberazione con tanti protagonisti e tanti caduti: Pietro Pandiani fu comandante partigiano di Giustizia e Libertà in Emilia Romagna; il colonnello Ugo De Carolis, ufficiale di collegamento tra l’Arma dei CC e la Resistenza, fu imprigionato e torturato a via Tasso e poi trucidato alle Fosse Ardeatine; Antonio Quagliati, capitano medico, partigiano combattente, arrestato nel luglio del 1944, deportato a Dachau, vi morì il 31 marzo 1945. E tanti altri.
L’ANPI Taranto, attraverso l’Archivio Biblioteca che stiamo costituendo, vuole raccogliere la documentazione delle vicende attraverso le quali siamo passati dalla Dittatura alla Repubblica. Ogni popolo vive il presente, progetta il futuro, ma non può non avere salde le radici nel passato. Uno squarcio di questo passato, Salvatore Pignatelli e Giovanni De Florio ci hanno aiutato a illuminare.
Giovanni Battafarano Presidente ANPI Taranto
Per ANGELO ANTONICELLI
2 Dicembre 2013
Il libro Il sovversivo Memorie di un contadino di Massafra permette di approfondire la figura di Angelo Antonicelli, uno straordinario leader contadino, capace di organizzare nella Lega migliaia di braccianti e di strappare migliori condizioni di salario e di lavoro. “Incominciai a fare i primi contratti collettivi dei contadini, il primo fu quello della mietitura…Riuscii a ottenere un contratto vantaggioso: a £ 16 la mietitura dell’avena e a £ 18 al grano. I lavoratori vedevano che io in commissione mi battevo a punta di spada e mi difendevano” (p.33). Non siamo più alle fiammate ribellistiche, prontamente e duramente represse dallo Stato. Siamo in presenza di un movimento organizzato in tutta la Puglia, che – come ricorda Giuliano Procacci- fu l’unica Regione del Mezzogiorno in cui si manifestò un’iniziativa di massa con caratteristiche similari a quanto avveniva nella Pianura padana.
Un leader contadino si rende ben presto conto dell’importanza dell’istruzione “ Voi giovani istruitevi, che saper leggere e scrivere per voi sarà utile”(p.26). Questo movimento impetuoso permette nel 1920 di conquistare il Comune di Massafra e di eleggere un sindaco socialista, il farmacista Carano. Qualche anno dopo, la violenza fascista si abbatterà sull’Amministrazione comunale e sul movimento bracciantile massafrese. Angelo Antonicelli fu arrestato, processato e condannato dal Tribunale speciale per la Sicurezza dello Stato. Trascorse oltre sei anni in carcere e conobbe altri capi della sinistra ionica, da Odoardo Voccoli ai fratelli Mellone, da Giuseppe Latorre a Umberto Candelli.
Quando uscì dal carcere e ritornò a Massafra, Antonicelli avvertì il clima cambiato, un forte isolamento “In tutta Massafra c’era una lucerna con una piccola fiamma che si vedeva appena…era di Angelo Antonicelli”. Tuttavia, qualche anno dopo”…quella luce che pareva spenta dette una fiammata che dette luce a Massafra e a tutta l’Italia”(p.61).
Dobbiamo essere grati a persone come Angelo Antonicelli, Voccoli, Latorre, Mellone, Candelli, che hanno combattuto tenacemente per tenere accesa la fiammella. Da loro, nasce la nuova Italia. Nel giro di tre anni, dall’8 settembre 1943 al 2 giugno 1946, l’Italia si libera del fascismo e dell’occupazione tedesca; sceglie la Repubblica, si dà la Costituzione più bella del mondo, concede il voto alle donne. Comincia una nuova stagione dell’Italia, con una crescita impetuosa, un miglioramento delle condizioni dei lavoratori, ma anche tante pagine oscure, dalle stragi, alle trame nere, al terrorismo.
In un momento di crisi come questo, occorre trarre ispirazione dalle radici della Repubblica: l’antifascismo, il primato del lavoro, la coesione sociale e nazionale, il ruolo democratico dei partiti, dei sindacati, dei corpi intermedi; la democrazia che include e promuove; il rifiuto del razzismo, dell’intolleranza, dell’antipolitica. Un filo ideale giunge dai tempi di Antonicelli sino a noi: dobbiamo raccoglierlo e trasmetterlo alle giovani generazioni.
Giovanni Battafarano
Intervento svolto in occasione della presentazione del libro Il sovversivo a Martinafranca, presso il Palazzo Ducale, il 30 novembre 2013.
VERBALE COMITATO PROVINCIALE ANPI TARANTO 16 novembre 2013
20 Novembre 2013Alla riunione del comitato ANPI Taranto partecipano anche Pasquale Lasigna, fiduciario ANPI Massafra, Cosimo Miccoli, fiduciario ANPI Statte, Franco Vinci, fiduciario ANPI Montemesola, Massimo Turco e Agnese Lincesso, collaboratori dell’Ufficio di Organizzazione.
Il Presidente Giovanni Battafarano comunica il raggiungimento dell’obiettivo di 300 iscritti per il 2013, ma sottolinea che il recupero è avvenuto negli ultimi due mesi. Per il 2014, occorrerà concentrare l’attività di tesseramento nei primi mesi dell’anno. Il Presidente sottolinea altresì il positivo esito della visita al Museo Storico della Resistenza a via Tasso e al Quirinale.
Domenica 24 novembre l’ANPI avvierà il tesseramento per il 2014 e, al contempo, manifesterà la sua contrarietà al progetto di riforma costituzionale, attualmente all’esame del Parlamento. L’ANPI Taranto sarà in Piazza della Vittoria a Taranto, a Martinafranca in Piazza Venti settembre e a Massafra in Piazza Vittorio Emanuele dalle 10 del mattino.
L’ANPI Taranto riprenderà la sua iniziativa nelle scuole e il Progetto Archivio Biblioteca dell’ Antifascismo a Taranto, che è stato giudicato positivo dalla Regione Puglia, ma non ancora finanziato per mancanza di fondi.
Il Comitato provinciale delibera che le sezioni locali dell’ANPI manterranno il 50% delle risorse raccolte con il tesseramento per le spese di organizzazione.
Taranto, 16 novembre 2013
Il responsabile Organizzazione Il Presidente
Giuseppe Ruggi Giovanni Battafarano