CUORE TEDESCO

Giugno 4th, 2014 Nessun commento »

La campagna elettorale da poco conclusa ha registrato una diffusa ostilità contro la Germania e contro il suo cancelliere, Angela Merkel. Invece di prendere coscienza dei propri limiti e dei propri errori, diventa più facile individuare un comodo capro espiatorio, su cui riversare le responsabilità della grave crisi che oggi l’Europa attraversa. Opportunamente il Premier Renzi ha preso le distanze da tale andazzo, pur ribadendo l’esigenza di una svolta profonda nella politica europea, capace di riconnettersi con un Progetto, quello dell’Europa unita, che si conferma quanto mai attuale, alla luce dell’evolversi delle grandi economie dell’Occidente e dell’Oriente.

Evaporati i fumi della campagna elettorale, diventa utile discutere le tesi avanzate da Angelo Bolaffi nel suo “Cuore tedesco- Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea”, Donzelli editore, 2014. Bolaffi, qualificato germanista e già direttore dell’Istituto di cultura italiana di Berlino tra il 2007 e il 2011, è un convinto sostenitore del dialogo e della collaborazione tra Italia e Germania, nell’ambito naturale dell’Unione europea. La tesi di Bolaffi è che la Germania unificata in via pacifica nel 1990 è assolutamente incomparabile con quella che nella prima metà del Novecento, entrata in “dissidio spirituale con l’Europa” (Croce), provocò due guerre mondiali e la tragedia indelebile della Shoah(p.48). Leggere le vicende di oggi con gli occhiali del passato impedisce alle classi dirigenti di individuare la strada migliore per uscire dalla crisi e rilanciare il modello sociale europeo.

La Germania democratica ha fatto i conti con il nazismo molto più dell’Austria, dell’Italia con il fascismo o della Francia nei confronti del “petainismo”. Infatti, all’indomani della seconda guerra mondiale, la nascita della Germania federale avviene nel segno dell’Occidente, secondo un filone culturale che risale a Lessing, a Kant, all’ebraismo, all’emigrazione antinazista, a Cassirer, a Benjamin. La politica economica seguita nel dopoguerra non ‘ è quella del neoliberismo e dell’individualismo alla Hayek, semmai  quella del modello renano, l’economia sociale di mercato propugnata dall’Ordoliberalismo, secondo il quale il libero funzionamento del mercato richiede l’intervento dello Stato. Di qui il principio della Mitbestimmung, della codecisione che coinvolge i rappresentanti dei lavoratori nella gestione delle imprese.

Nel 1989, la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre offre –caso raro nella storia- una seconda chance ai tedeschi. Sconfitti e divisi nel 1945, i tedeschi recuperano l’unità nel 1990 e la utilizzano al meglio. Il divario tra Ovest ed Est si riduce, l’integrazione tra le due parti fa grandi passi in avanti e con le riforme Hartz del governo rossoverde Schroder , l’economia tedesca cessa di essere il grande malato d’Europa e ne diventa  la locomotiva. Queste riforme non puntano sulla precarietà del lavoro, quanto sulla sua mobilità interna e sulla formazione dei lavoratori.

Italia e Germania hanno conosciuto nel dopoguerra lunghe fasi collaborazione politica , economica e culturale. Si pensi all’intesa tra Adenauer e De Gasperi nella costruzione della CEE o a quella tra due uomini di sinistra come Brandt e Berlinguer a cavallo degli anni  Settanta e Ottanta. Tuttavia, con l’ascesa di Berlusconi al potere, comincia una fase di progressiva incomprensione e distacco, dannosa per i due Paesi, ma anche per l’Europa tutta, essendo Germania e Italia fondatori e sino a qualche tempo fa convintamente europeisti. Non si tratta tanto di battere i pugni sul tavolo o di propugnare un’alleanza dei Paesi dell’Europa del Sud con la Francia in funzione antitedesca quanto di cancellare finalmente il peccato originale : la nascita di una moneta -l’euro- senza sovrano, senza cioè l’autorità politica che ne giustifica la nascita e la persistenza. A questo punto, l’Europa deve coraggiosamente andare avanti, realizzare una più forte integrazione economica e politica. Quindi occorre chiedersi non cosa fare contro la Germania, ma cosa fare assieme alla Germania  e agli altri Paesi per cambiare l’Europa. In questo quadro, la presenza di una larga coalizione in Germania con CDU e SPD va nella giusta direzione. Occorre una  Costituzione economica dell’Europa, che, come previsto dal Trattato di Lisbona, ”si adoperi per uno sviluppo sostenibile dell’Europa basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva che mira alla piena occupazione e al progresso sociale e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente”(p.254).

Si ritorna  a parlare  negli ultimi tempi  di Keynes.  Romano Prodi parla dell’opportunità per l’Europa di affidarsi a un “sano keynesismo”, Matteo Renzi ha fatto riferimento a “una grande politica keynesiana da 150 miliardi di investimenti”. Vi ha accennato anche il Governatore della Banca d’Italia nelle Considerazioni finali di qualche giorno fa. Riforma delle Istituzioni europee e riforma della politica economica dell’Europa sono quanto mai collegate e urgenti. Lo stimolante saggio di Angelo Bolaffi spiega che è possibile costruire questo fondamentale Progetto assieme alla Germania, non contro di essa.

                       Giovanni Battafarano

Lectio magistralis di Ennio Triggiani

Maggio 23rd, 2014 Nessun commento »

Si è svolta la Lectio Magistralis del Prof. Ennio Triggiani, a conclusione del corso di formazione ANPI Taranto 2014. La lezione si è tenuta lo scorso 2 maggio presso l’ITIS Pacinotti di Taranto. Hanno partecipato numerosi studenti del Pacinotti e dell’Archita, accompagnati dai rispettivi docenti. Dopo i saluti introduttivi del Dirigente scolastico del Pacinotti Gennaro Esposito e del Presidente ANPI Taranto Giovanni Battafarano, ha preso la parola Ennio Triggiani, docente di Diritto dell’Unione europea preso l’Università di Bari, uno dei maggiori conoscitori italiani delle tematiche europee.

Triggiani è partito dal Manifesto di Ventotene, stilato da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il conflitto mondiale, quando i due giovani antifascisti erano stati erano stati confinati nell’isola tirrenica. Spinelli e Rossi tracciavano il Progetto di un’Europa non più lacerata da guerre fratricide, ma unita dalla sua storia, dalla sua cultura, dalle sue tradizioni. Nasceva l’idea di Europa unita, che si sarebbe realizzata nel dopoguerra, secondo un percorso di pace, di democrazia,di coesione sociale, di crescita secondo il modello di economia sociale di mercato. L’Europa ha fatto grandi passi in avanti e tuttora, se unita, rappresenta la più grande economia del mondo. Naturalmente ha avuto limiti e ritardi e, specie negli ultimi anni, ha affrontato in modo sbagliato la crisi economica, con la ricetta dell’austerità, che ha frenato la crescita e l’occupazione. Occorre semmai cambiare la politica economica dell’Europa, non abbandonare l’Europa o l’euro, ipotesi entrambe, che lascerebbero più deboli e fragili i singoli Paesi europei. Preoccupante appare il risorgere di movimenti neonazisti o neofascisti, oltre le manifestazioni populiste ed antieuropee. Abbiamo bisogno di più Europa, di un’Europa, non di un catastrofico ritorno alle piccole patrie ottocentesche.

Dopo la relazione del prof. Triggiani, si è aperto un vivace dibattito, animato da numerosi studenti e docenti e concluso da Triggiani, Esposito e Battafarano.

TARANTO PIAZZA DELLA VITTORIA 25 APRILE 2014

Aprile 28th, 2014 Nessun commento »

l 25 aprile 1945, si concludeva vittoriosamente la Resistenza, con la caduta del fascismo e la liberazione dall’occupazione tedesca. Attraverso venti mesi di un duro conflitto, l’Italia poteva riscattarsi dagli anni bui  della dittatura e si avviava a ritornare nel consesso delle nazioni libere e democratiche. Tanti i protagonisti di quella straordinaria stagione. I partigiani, spesso giovani o giovanissimi,  presero le armi per riscattare l’onore dell’Italia e molti di loro sacrificarono la vita, come ci ricordano le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana. Erano, i partigiani, di diverse idee. C’erano le brigate Garibaldi e Matteotti della sinistra; le brigate di Giustizia e Libertà; le brigate Osoppo dei cattolici democratici; quelle dei badogliani e dei monarchici. Divisi sull’idea di futuro, essi, tuttavia, erano uniti nella volontà di liberare l’Italia. C’erano le staffette partigiane, giovani donne che rischiavano la vita per portare messaggi o materiale informativo. Tra di loro ricordiamo almeno Nilde Iotti e Tina Anselmi, che avranno un ruolo di primo piano nella democrazia repubblicana.

I militari del ricostituito esercito italiano combatterono con onore a fianco degli alleati; tanti sacrificarono la vita, ricordiamo fra tutti i martiri di Cefalonia; gli IMI, i 600mila militari internati italiani, che rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e furono imprigionati nei campi di concentramento tedeschi, dai quali 200mila di loro non fecero più ritorno. C’è stata anche la Resistenza non armata: i contadini, che protessero e nutrirono i partigiani; i sacerdoti cattolici che salvarono numerosi cittadini ebrei; i tanti che in modo diverso contribuirono alla liberazione dal fascismo. La Resistenza quindi è stata un grande moto di popolo, che non va mai ristretta a fini di parte. Si è svolta prevalentemente al Centro Nord, ma ha preso le mosse al Sud. Matera fu la prima città italiana a ribellarsi all’occupazione straniera nel settembre 1943 e pagò la sua scelta di libertà con una strage; l’inizio di una lunga scia di stragi, da Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, a Boves e tante altre, che accompagnò la ritirata dei nazifascisti. Con le successive Quattro Giornate del 28 settembre-1 ottobre,  Napoli fu la prima città italiana a liberarsi dall’occupazione straniera. Tanti sono stati, poi, i partigiani e i militari meridionali che hanno combattuto al Nord e spesso hanno sacrificato la vita.

Anche la nostra città ha dato un contributo prezioso alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione. Ricordiamo tra i protagonisti più noti Pietro Pandiani, il comandante Piero, ricordato con affetto da Enzo Biagi, che fu suo collaboratore nella Resistenza emiliana; il colonnello dei Carabinieri Ugo De Carolis, tarantino d’adozione, ufficiale di collegamento con la Resistenza romana, catturato dai tedeschi e trucidato alle Fosse Ardeatine, cui Taranto ha intitolato la Caserma dei Carabinieri, una scuola media e una strada; Giacomo Bonifazi e Osvaldo Simonetti, partigiani al Nord e successivamente presidenti dell’ANPI Taranto.

Ai caduti tarantini, è dedicata la lapide a Palazzo di Città affissa dalla Giunta Municipale il 25 aprile 1947. Se scorriamo i  nomi, rintracciamo le loro storie: operai, artigiani, professionisti. Morti lontano dalle loro case, ma nel cuore dell’Italia.

Nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione, si gettarono le basi della nuova Italia. In soli quattro anni, tra l’8 settembre 1943 e fine dicembre 1947, l’Italia cambiò profondamente: si liberò dalla dittatura fascista e dall’occupazione straniera, scelse la Repubblica, diede il voto alle donne; adottò la Costituzione più bella del mondo, fondata sul lavoro, la libertà, la coesione sociale e nazionale, la tutela della cultura e del paesaggio, il ripudio della guerra.

Dobbiamo oggi recuperare quell’afflato unitario che ha permesso ai nostri padri di rinnovare l’Italia; contrastare le spinte diffuse all’egoismo di gruppo e di territorio, all’intolleranza e al razzismo. Questo positivo afflato unitario serve anche alla nostra città, che attraversa una difficile transizione e  vuole ritrovare con forza la sua identità e la sua funzione nell’Italia e nell’Europa di oggi.

Celebrare  il 25 aprile non è quindi un semplice volgere lo sguardo all’indietro; semmai un voler rintracciare nelle radici della Repubblica le risorse politiche e morali necessarie per realizzare una nuova stagione di riforme e di crescita, di libertà e di solidarietà per la nostra Italia.

Giovanni Battafarano

Lavoro, libertà e diritti: dalle lotte per la liberazione all’Unione Europea

Aprile 12th, 2014 Nessun commento »

In ricordo del 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione dell’Italia (1943-45) e il 40° anniversario della Rivoluzione dei Garofani in Portogallo (1974)

un incontro-dibattito insieme al professor Anselmo Luis dos Santos (direttore del  “Centro di Studi Sindacali e di Economia del Lavoro” – CESIT) e Hugo Dias (sociologo portoghese).

Tesseramento ANPI Taranto

Aprile 2nd, 2014 Nessun commento »

Rilevamento dati tesseramento ANPI Taranto  al 31 marzo
  • TARANTO 66 iscritti
  • MASSAFRA 57
  • MONTEMESOLA 14
  • STATTE   7
                                                         Totale 144
 Il prossimo aggiornamento sarà al 31 maggio
   Cordiali saluti Giovanni Battafarano

In ricordo di Roberto Traversa

Marzo 16th, 2014 Nessun commento »

Lo scorso 14 marzo, si è svolta la cerimonia di donazione del Fondo libri Roberto Traversa alla Biblioteca di Statte. Hanno preso la parola il Direttore della Biblioteca Mario Pennuzzi, il Sindaco Angelo Miccoli, il giornalista Giuseppe Mennella e il Presidente ANPI Taranto Giovanni Battafarano. Erano presenti molti amici e compagni di Roberto, molti ex colleghi e studenti

Penso che il modo migliore di ricordare Roberto Traversa sia quello di ricostruire la sua esperienza politica nell’ambito di quella formidabile stagione tra la fine degli anni Sessanta e i primi  anni Novanta, quando la nostra generazione si formò ed ebbe responsabilità politiche, sindacali e amministrative. Verso la fine degli Anni Sessanta, fondammo a Taranto il sindacato scuola CGIL, di cui Roberto fu il primo segretario provinciale. C’erano anche Ernesto Grassi, Nino Palma, Nico Indellicati, Giulio Liuzzi, i fratelli Anzoino, Carmenio Acquasanta, Carmelo Termite, Anna Maria Di Palma, Grazia Gargiulo, Giulio Mairo e tanti altri. Per la prima volta nasceva all’interno della scuola un sindacato confederale, che doveva misurarsi sia con i sindacati autonomi presenti da tempo sulla scena scolastica sia con le posizioni più radicali frutto del Sessantotto e della contestazione studentesca. La CGIL scuola mise subito le radici e divenne interlocutore decisivo degli insegnanti e del personale non docente. E’ il periodo in cui si realizzano le 150 ore per i lavoratori, in cui gli insegnanti cominciano a confrontarsi con i lavoratori di altre categorie e devono al contempo misurarsi con le occupazioni studentesche. Traversa si rivelò un leader preparato e capace di organizzare il gioco di squadra.

Dopo alcuni anni, preparata adeguatamente la sostituzione, Roberto ritornò in politica. Dopo una prima esperienza nel PSI, attraverso l’esperienza del Movimento Socialista Autonomo, confluì nel PCI ionico, dove ci ritrovammo con tanti dei fondatori della CGIL scuola. Roberto diresse per lungo tempo il periodico “Taranto oggi, domani”, vivace organo di confronto e di battaglia politica. Quel decennio Settanta fu ricco di successi per la sinistra: dal referendum sul divorzio alla vittoria delle elezioni amministrative e regionali del 1975 alle politiche del 1976. Sull’onda di quei successi, fu possibile varare  la Giunta di sinistra al Comune di Taranto, grazie alla crisi evidente del centro sinistra dell’epoca e alla sapiente conduzione dell’operazione da parte del gruppo dirigente del Pci ionico, a partire da Giuseppe Cannata e Roberto Traversa. In quella stagione, Roberto ebbe ruoli di primo piano: capogruppo, poi assessore agli Affari generali e al Personale. Se riconsideriamo quella stagione, abbiamo in mente una forte sinistra, un forte ed unito movimento sindacale; l’una e l’altro profondamente radicati nella classe operaia dell’Italsider e dell’intera area industriale. Taranto allora aveva un’identità forte: era una delle più importanti città industriali del Mezzogiorno, nel complesso orgogliosa di essere tale. Era considerata un modello riuscito di industrializzazione dall’alto, era meta di visitatori illustri: capi di stato e di governo, ministri e capitani di industria, studiosi e politici, fino alla visita di Paolo VI nel 1968. La Giunta di sinistra poteva vantare un bilancio ragguardevole di realizzazioni e di servizi efficienti; di consensi e di capacità di guidare il movimento per lo sviluppo. Eppure, non mancavano insoddisfazioni e critiche, a riprova dell’elevata coscienza politica di quella stagione. Il Partito era forte, aumentava  gli iscritti ed organizzava affollate feste dell’Unità nella Villa Peripato.

Tuttavia, nel corso di alcuni anni, quel modello era destinato ad andare in crisi. Da un lato, la fine della politica di solidarietà nazionale privava la Giunta di una preziosa copertura  e spingeva verso l’omologazione del pentapartito a livello locale. Dall’altro, l’industria siderurgica cominciava a mostrare il suo volto meno convincente: l’inquinamento ambientale cresceva, gli infortuni sul lavoro lasciavano una lunga scia di sangue operaio. Non che mancasse una coscienza ambientalista, testimoniata da  almeno due episodi. L a Giunta di sinistra bloccò con intelligenza e decisione il progetto di realizzare una Centrale a carbone direttamente sul Porto, progetto caldeggiato dal Governo nazionale e da quello regionale di pentapartito; come qualche tempo dopo impedì l’idea sciagurata dell’Aeronautica di realizzare un serbatoio di carburante a Mar Piccolo. Tuttavia, mancò nel nostro gruppo dirigente, come delle altre forze politiche, la consapevolezza piena che, se Taranto voleva rimanere una città industriale, doveva pretendere da prima una profonda trasformazione dello stabilimento in senso ecocompatibile. Questa consapevolezza verrà solo in seguito, quando però la città era ormai divisa profondamente sul binomio salute-lavoro.

Un altro limite nostro è stato l’incapacità di fronteggiare il citismo: un impasto originale di destra fascista, uso disinvolto della TV di proprietà, consenso popolare diffuso. In quel momento, la sinistra perdeva il contatto con diffusi strati popolari  e si vedeva isolata a combattere un fenomeno populista, cui non mancava il sostegno,  per pavidità o  interesse, di larghi settori della DC  e della borghesia tarantina.

Ho voluto introdurre questi spunti per una riflessione critica sull’operato della nostra generazione, che ha avuto i suoi meriti e i suoi limiti. Riflettendo sugli uni e gli altri, la nuova classe dirigente potrebbe trovare aiuto ad affrontare il difficile tornante della crisi che oggi avviluppa Taranto

A livello internazionale, poi, la caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Unione sovietica aprivano una lunga e tormentata fase di trasformazione del Pci, cui doveva seguire qualche anno dopo l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica.

Quanto a Roberto, dopo il 1990, lasciò la politica attiva, ritornò all’insegnamento, ma non abbandonò l’interesse per il bene pubblico, il gusto per l’analisi sottile, l’amore per le buone letture. Lo ricordo, insieme con tanti amici e compagni di quel tempo, come una persona di grande cultura e di specchiata moralità, che ha sempre operato in modo leale e disinteressato.

Giovanni Battafarano

Corso di formazione

Marzo 8th, 2014 Nessun commento »

CORSO DI FORMAZIONE POLITICO CULTURALE – ANPI TARANTO

Lezioni del corso:

24 aprile 2014 – ore 16 – “Il fascismo e le linee generali della Resistenza italiana”

Relatore: Prof. Roberto Nistri – coordinatore discussione: Dott. Gaetano De Monte

25 aprile 2014 – ore 16 – “Lavoro e Costituzione. I principi generali”

Relatore: On. Giovanni Battafarano – coordinatore Dott. Massimo Turco

26 aprile 2014 – ore 16 – “Il dopoguerra. Le vicende politiche. Le stragi del dopoguerra.”

Relatore: Dott. Pinuccio Stea – coordinatore discussione: Dott. Aldo Simonetti

2 Maggio 2014 – ore 10 –  Lectio Magistralis – presso ITIS Pacinotti

“Quale futuro per l’Europa?”- Relatore Prof Ennio Triggiani Università di Bari

 

modulo iscrizione corso anpi 

La Lectio magistralis, a conclusione del corso Anpi, sarà tenuta dal Prof. Ennio Triggiani, docente di Diritto Internazionale all’Università di Bari, venerdì 2 maggio ore 10 presso l’ITIS Pacinotti, via Lago Trasimeno.

COSTITUITA L’ANPI A MASSAFRA

Marzo 2nd, 2014 Nessun commento »

Massafra è una vivace cittadina di circa 30 mila abitanti, non lontana da Taranto, con la quale condivide i problemi della presenza dell’ILVA. Massafra può contare altresì su una diffusa rete di piccole e medie imprese industriali, artigiane e commerciali. Il suo paesaggio è caratterizzato dalla presenza delle gravine e nei secoli passati ha conosciuto un’interessante espressione della civiltà rupestre. Massafra è connotata altresì da una diffusa vita culturale e associativa, la quale oggi si arricchisce con la costituzione della sezione dell’ANPI. Non che in passato non ci fossero state organizzazioni che si richiamavano alla lotta partigiana, ma con gli anni, venuti a mancare taluni straordinari protagonisti di quella stagione, il tessuto associativo era venuto meno. Oggi quel vuoto è stato colmato. Nel giro di pochi mesi, il comitato promotore è stato in grado di tesserare settanta iscritti, tra cui tante donne e tanti giovani. Il primo congresso lo scorso 28 febbraio ha legittimato il gruppo dirigente, al termine di un ampio e appassionato dibattito, che ha confermato le grandi risorse politiche e morali di cui dispone la società italiana, in una fase di debolezza e scarsa credibilità della politica. L’assessore comunale Antonio Cerbino e il consigliere regionale Michele Mazzarano hanno portato il saluto delle Istituzioni. Particolarmente interessanti le testimonianze dei familiari di due partigiani massafresi, i quali, per un naturale riserbo, avevano tenuto per sé  l’impegno svolto con onore e coraggio per la liberazione dell’Italia.

Pasquale Lasigna è stato eletto all’unanimità Presidente ANPI Massafra, insieme con il nuovo comitato sezionale. Un ampio programma da realizzare: campagna formativa verso le nuove generazioni insieme con la comunità scolastica, approfondimento del contributo dei massafresi all’antifascismo e alla Resistenza, impegno per la difesa e l’attuazione della Costituzione repubblicana.

Giovanni Battafarano Presidente ANPI Taranto

Delibera anpi taranto 1 marzo 2014

Marzo 2nd, 2014 Nessun commento »

Il Comitato ANPI Taranto, nella seduta del 1 marzo 2014, d’intesa con il Comitato scientifico, delibera di intitolare l’Archivio Biblioteca dell’Antifascismo a Taranto dal 1922 al 1946 a Osvaldo Simonetti, partigiano e già Presidente ANPI Taranto. Al contempo, delibera di costituire un Archivio aggiunto presso l’Archivio storico del Comune di Taranto e di avviare i contatti con l’Amministrazione comunale  per gli atti consequenziali.

   Taranto, 1 marzo 2014 Giovanni Battafarano Presidente ANPI Taranto

Corso di formazione politica

Febbraio 19th, 2014 Nessun commento »

L’ANPI di Taranto, col contributo del proprio Comitato scientifico, ha deciso di organizzare, a Taranto, un Corso di formazione politico culturale in occasione del prossimo 25 Aprile.
Il corso, le cui modalità organizzative saranno rese note nei prossimi giorni, sarà così articolato:

 

  • 24 aprile 2014 (pomeriggio): “Il fascismo e linee generali per una storia della Resistenza italiana” Relatore: Prof. Roberto Nistri – coordinatore della discussione: Dott. Gaetano De Monte
  • 25 aprile 2014 (pomeriggio): “Lavoro e Costituzione. I principi generali” Relatore Sen. Giovanni Battafarano – coordinatore della discussione: Dott. Leonardo Lomartire
  • 26 aprile 2014 (mattina): “Il dopoguerra. Le vicende politiche. Le stragi del dopoguerra” Relatore Dott. Pinuccio Stea – coordinatore della discussione: Dott. Aldo Simonetti
  • 26 aprile 2014 (pomeriggio) “Lectio Magistralis”, con Relatore una Personalità a livello nazionale (di cui si sta aspettando la risposta per la disponibilità).

modulo iscrizione corso anpi